domenica 12 luglio 2009

La giornata Online dura 36 ore



La ricerca realizzata da cisco systems
La giornata online dura 36 ore
Calcolando le operazioni compiute simultaneamente, il tempo della Rete risulta più lungo di quello reale.



La giornata digitale è un concetto a cui non siamo ancora abituati, una nuova unità di misura per calcolare la vita che, parallelamente a quella del mondo fisico, pulsa in Rete. Viene calcolata sommando tutte le operazioni compiute simultaneamente online. Quindi se mentre navigo in rete per un'ora, ascolto contemporaneamente della musica su LastFm, le "ore rete" sono due, quelle "vita" una. Lo stesso avviene se parlo al cellulare mentre aspetto che si carichi un video su YouTube. Oggi la giornata digitale dura 36 ore, mentre nel 2013 sarà lunga il doppio di quella analogica. Benché il sistema di misurazione sia poco noto, rende molto bene l'idea di quanti dati transitino su internet. È questo uno di risultati della ricerca Visual Networking Index realizzata da CiscoSystems elaborando dati di analisti indipendenti. Il traffico IP globale, che oggi equivale a 9 exabyte al mese (un exabyte – EB - è un miliardo di gigabyte), tra cinque anni arriverà a 56 EB mensili, quasi uno Zettabyte all'anno. Crescita costante e indifferente alla crisi. O meglio con la crisi, come spiega al corriere.it Stefano Venturi, amministratore delegato di Cisco Italia, il traffico una relazione ce l'ha: «La crisi ha ridotto tutti i consumi tranne il traffico Ip, che cresce costantemente, e dalla crisi la vita digitale può avere un accelerazione se solo riusciamo a trasformare le magnifiche possibilità che oggi sono per pochi in applicazioni di massa». CRESCE L'ORIENTE – Il boom del traffico Ip ha però accenti orientali, visto che in Asia aumenterà due volte più velocemente rispetto a Europa e Nord America. In parte perché in Estremo Oriente c’è maggior margine di crescita, un po' perché in Occidente gli investimenti sulle infrastrutture si fanno meno remunerativi a stretto giro di posta e sembra mancare una visione lungimirante. Soprattutto in Italia, dove il digital divide negli ultimi anni non è stato più ridotto. «In Italia c’è una grossa carenza a livello di Rete – concorda l'ad - siamo vittime di un digital divide reale che impedisce di poter usufruire di servizi evoluti, e soprattutto rende inapplicabile l'erogazione di prestazioni da parte della Pubblica Amministrazione. Serve maggiore consapevolezza tra gli utenti, in modo tale che spingano istituzioni e operatori a garantire l'accesso in banda larga come diritto universale. Il Paese deve porsi il problema di realizzare una rete non solo veloce in download, ma anche in upload visto che il web sta diventando sempre più basato sui contributi degli utenti. I Paesi che avranno una bassa velocità di upload avranno un livello di partecipazione minore». E l'Adsl, che utilizza ancora il vecchio doppino in rame, porta la banda larga nelle case della maggior parte degli italiani con forti asimmetrie tra download e upload, rendendo internet più simile a un televisore on demand che a uno strumento collaborativo. Quindi ci vuole la fibra ottica, specialmente per i servizi di social networking e l’e-democracy. «Internet nella sua prima stagione ha disintermediato l'accesso all'informazione, adesso il nuovo salto chiamato 2.0 è quello verso l'interazione tra individui attraverso il social networking». Insomma dalla disintermediazione dell'accesso alle informazioni a quella dell'accesso alle persone e alle attività altrui. FILE SHARING - Curiosando nelle tabelle e nei grafici della ricerca, si scopre che, nonostante tutte le politiche adottate dall'industria dell'intrattenimento, il file-sharing continuerà a essere l'applicazione più usata, e sarà sempre più una condivisione di video. «Il file sharing nonostante tutto crescerà ancora, d'altronde l’industria deve adeguarsi al fatto che un sistema di copyright valido per il mondo fisico di atomi non è adatto a un mondo fatto di bit», prosegue Venturi. Il novanta per cento di tutto il traffico Ip – compreso anche quello dell'internet delle cose – sarà costituito da video, che verranno visualizzati sugli 0,2 metri quadrati di schermo digitale che tra smartphone, pc e tv, ogni abitante del pianeta possiederà nel 2013. Infrastrutture permettendo è questo quello che ci attende.CRISI E CORAGGIO - La crisi aguzza l’ingegno e aiuta a prendere decisioni che in epoca di vacche grasse per comodità si tende a rinviare. «Le crisi segnano generalmente delle discontinuità nelle economie, in alcuni settori industriali e nel modo di lavorare – conclude Venturi - Non ha molto senso che oggi le strade siano sempre più trafficate quando ci sono strumenti che permettono di ridurre le distanze passando per la Rete». Il riferimento alla videocomunicazione – sia che si presenti sotto le forme della sofisticata telepresenza che delle più leggere videoconferenze da dispositivi mobili – è chiaro, e quasi dovuto visto che le soluzioni Cisco in materia sono le più diffuse in ambito business. La dimostrazione di quanto sia valida a risparmiare tempo ed emissioni di Co2 è il fatto che sostituendo le trasferte dei propri dipendenti con la telepresenza la sola Cisco ha risparmiato 786mila tonnellate di Co2 in un anno, tagliando il 70 per cento dei voli aerei. Non di sola videocomunicazione però vivrà l'homo digitalis del prossimo futuro, ma anche di tutte gli altri servizi che le tecnologie abilitano e che sono orientati verso la collaborazione a distanza su qualsiasi dispositivo e attraverso qualsiasi rete (fissa e mobile).

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