Rapporto dell’Economist Intelligence Unit su 140 metropoli.
Le città più vivibili al mondo: Vancouver al primo posto
Milano cinquantesima, davanti a Roma, Londra, New York. Canada e Australia con 6 centri tra i primi dieci .
Le città più vivibili al mondo: Vancouver al primo posto
Milano cinquantesima, davanti a Roma, Londra, New York. Canada e Australia con 6 centri tra i primi dieci .
A volersi consolare basta dare un’occhiata a Londra, San Francisco, New York. Milano sarà pure al 50esimo posto ma se la capitale britannica è alla riga 51, se quella della Beat generation è la numero 53 e se la Grande Mela è piazzata al 56esimo posto, per gli italiani diventa tutto più facile da digerire. Il boccone amaro da mandare giù sarebbe la classifica del Centro Studi dell’Economist sulle città più vivibili del mondo, una radiografia a 140 centri urbani da un capo all’altro del pianeta per stabilire quali abbondano e quali no di cinque requisiti essenziali: stabilità, cura della salute, cultura e ambiente, educazione e infrastrutture. La lontana Vancouver, in Canada, ha spiazzato tutti con il suo primo posto e il suo grado di vivibilità di 98 punti, praticamente una città ideale se si tiene conto del fatto che il punteggio massimo possibile era 100. Più si è lontani dal quel cento più si sprofonda verso la definizione poco lusinghiera di «città intollerabile » che per la verità non è toccata a nessuna delle 140 esaminate perché, per quanto si scenda nella scala della tollerabilità, il peggio è pur sempre il 37.5 di Harare, in Zimbabwe.
LE ITALIANE - Le sole città italiane prese in considerazione sono Milano e Roma. La prima è, appunto, la cinquantesima in classifica con 89.5 punti, la capitale invece è due gradini più sotto e accanto al suo nome c’è il punteggio 89, contro gli 89.2 di Londra che la precede di un posto. La top ten che parte da Vancouver segue con Vienna, Melbourne, Toronto, Perth e Calgary (ex aequo), Helsinki, Ginevra, Sidney e Zurigo (ex aequo). Dalla prima alla decima posizione la vivibilità si abbassa di due punti e da lì al cinquantesimo posto di Milano si scende a quota 89.5. Certo, vanno meglio Parigi (94.8, 17esima) oppure Berlino (posto 22, 94 punti) o Washington (35esima con 91.2) o ancora Madrid, podio n.39 con 90.9. Sorprende la caotica Tokyo al numero 19 con 94.7 e stupisce anche il 54esimo posto per l’ordinata Singapore, con 88.5 punti. Più scontata la posizione numero 56 di Pechino (74.3) e il posto numero 87 riservato a Dubai (71.3 di vivibilità).
IN CODA - A scorrere la classifica fino in fondo si arriva a Dhaka, in Bangladesh, che con il suo 38.7 è la penultima della lista ex aequo con Algeri. Dalla centesima classificata in poi si incappa praticamente soltanto in metropoli asiatiche, indiane o africane, luoghi dove giocano un ruolo importante l’«instabilità civile e la povertà delle infrastrutture» chiarisce un passaggio della ricerca. «Le città che occupano i posti più in alto — si legge nel rapporto — tendono a essere di medie dimensioni. Si trovano in Paesi sviluppati, con una bassa densità della popolazione, con un’offerta culturale e ricreativa e con bassi livelli di criminalità o problemi infrastrutturali, che possono invece essere provocati da popolazioni di dimensioni maggiori».
I LIVELLI - I ricercatori dell’Economist Intelligence Unit dicono che nelle città che hanno ottenuto 80 punti o più la gente gode di buoni, quando non ottimi, standard di vita. Più complicata la situazione per chi si trova attorno o appena sotto la soglia dei 50 punti: in quel caso ci sono non certezze ma quotidiane possibilità di vivere in modo accettabile. Il peggio arriva quando si è in basso, molto più in basso di quota 50.
LE ITALIANE - Le sole città italiane prese in considerazione sono Milano e Roma. La prima è, appunto, la cinquantesima in classifica con 89.5 punti, la capitale invece è due gradini più sotto e accanto al suo nome c’è il punteggio 89, contro gli 89.2 di Londra che la precede di un posto. La top ten che parte da Vancouver segue con Vienna, Melbourne, Toronto, Perth e Calgary (ex aequo), Helsinki, Ginevra, Sidney e Zurigo (ex aequo). Dalla prima alla decima posizione la vivibilità si abbassa di due punti e da lì al cinquantesimo posto di Milano si scende a quota 89.5. Certo, vanno meglio Parigi (94.8, 17esima) oppure Berlino (posto 22, 94 punti) o Washington (35esima con 91.2) o ancora Madrid, podio n.39 con 90.9. Sorprende la caotica Tokyo al numero 19 con 94.7 e stupisce anche il 54esimo posto per l’ordinata Singapore, con 88.5 punti. Più scontata la posizione numero 56 di Pechino (74.3) e il posto numero 87 riservato a Dubai (71.3 di vivibilità).
IN CODA - A scorrere la classifica fino in fondo si arriva a Dhaka, in Bangladesh, che con il suo 38.7 è la penultima della lista ex aequo con Algeri. Dalla centesima classificata in poi si incappa praticamente soltanto in metropoli asiatiche, indiane o africane, luoghi dove giocano un ruolo importante l’«instabilità civile e la povertà delle infrastrutture» chiarisce un passaggio della ricerca. «Le città che occupano i posti più in alto — si legge nel rapporto — tendono a essere di medie dimensioni. Si trovano in Paesi sviluppati, con una bassa densità della popolazione, con un’offerta culturale e ricreativa e con bassi livelli di criminalità o problemi infrastrutturali, che possono invece essere provocati da popolazioni di dimensioni maggiori».
I LIVELLI - I ricercatori dell’Economist Intelligence Unit dicono che nelle città che hanno ottenuto 80 punti o più la gente gode di buoni, quando non ottimi, standard di vita. Più complicata la situazione per chi si trova attorno o appena sotto la soglia dei 50 punti: in quel caso ci sono non certezze ma quotidiane possibilità di vivere in modo accettabile. Il peggio arriva quando si è in basso, molto più in basso di quota 50.
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