martedì 9 giugno 2009

Economist Intelligence Unit - Citta Vivibili


Rapporto dell’Economist Intelligence Unit su 140 metropoli.
Le città più vivibili al mondo: Vancouver al primo posto
Milano cinquantesima, davanti a Roma, Londra, New York. Canada e Australia con 6 centri tra i primi dieci .

A volersi conso­lare basta dare un’occhiata a Londra, San Francisco, New York. Milano sarà pure al 50esimo posto ma se la capita­le britannica è alla riga 51, se quella della Beat generation è la numero 53 e se la Grande Mela è piazzata al 56esimo po­sto, per gli italiani diventa tut­to più facile da digerire. Il boc­cone amaro da mandare giù sarebbe la classifica del Cen­tro Studi dell’Economist sulle città più vivibili del mondo, una radiografia a 140 centri ur­bani da un capo all’altro del pianeta per stabilire quali ab­bondano e quali no di cinque requisiti essenziali: stabilità, cura della salute, cultura e am­biente, educazione e infra­strutture. La lontana Vancouver, in Canada, ha spiazzato tutti con il suo primo posto e il suo gra­do di vivibilità di 98 punti, praticamente una città ideale se si tiene conto del fatto che il punteggio massimo possibi­le era 100. Più si è lontani dal quel cento più si sprofonda verso la definizione poco lu­singhiera di «città intollerabi­le » che per la verità non è toc­cata a nessuna delle 140 esami­nate perché, per quanto si scenda nella scala della tollera­bilità, il peggio è pur sempre il 37.5 di Harare, in Zimba­bwe.
LE ITALIANE - Le sole città italiane prese in considerazione sono Mila­no e Roma. La prima è, appun­to, la cinquantesima in classifi­ca con 89.5 punti, la capitale invece è due gradini più sotto e accanto al suo nome c’è il punteggio 89, contro gli 89.2 di Londra che la precede di un posto. La top ten che parte da Van­couver segue con Vienna, Mel­bourne, Toronto, Perth e Cal­gary (ex aequo), Helsinki, Gi­nevra, Sidney e Zurigo (ex ae­quo). Dalla prima alla decima posizione la vivibilità si abbas­sa di due punti e da lì al cin­quantesimo posto di Milano si scende a quota 89.5. Certo, vanno meglio Parigi (94.8, 17esima) oppure Berlino (po­sto 22, 94 punti) o Washin­gton (35esima con 91.2) o an­cora Madrid, podio n.39 con 90.9. Sorprende la caotica To­kyo al numero 19 con 94.7 e stupisce anche il 54esimo po­sto per l’ordinata Singapore, con 88.5 punti. Più scontata la posizione numero 56 di Pechi­no (74.3) e il posto numero 87 riservato a Dubai (71.3 di vivi­bilità).
IN CODA - A scorrere la classifica fino in fondo si arriva a Dhaka, in Bangladesh, che con il suo 38.7 è la penultima della lista ex aequo con Algeri. Dalla cen­tesima classificata in poi si in­cappa praticamente soltanto in metropoli asiatiche, india­ne o africane, luoghi dove gio­cano un ruolo importante l’«instabilità civile e la povertà delle infrastrutture» chiarisce un passaggio della ricerca. «Le città che occupano i posti più in alto — si legge nel rapporto — tendono a essere di medie dimensioni. Si trovano in Pae­si sviluppati, con una bassa densità della popolazione, con un’offerta culturale e ricreati­va e con bassi livelli di crimina­lità o problemi infrastruttura­li, che possono invece essere provocati da popolazioni di di­mensioni maggiori».
I LIVELLI - I ricercatori dell’Economist Intelligence Unit dicono che nelle città che hanno ottenuto 80 punti o più la gente gode di buoni, quando non ottimi, standard di vita. Più complica­ta la situazione per chi si trova attorno o appena sotto la so­glia dei 50 punti: in quel caso ci sono non certezze ma quoti­diane possibilità di vivere in modo accettabile. Il peggio ar­riva quando si è in basso, mol­to più in basso di quota 50.

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