Un fossile trovato in Germania potrebbe dare nuove risposte sull'evoluzione umana
Uomo e scimmia, ecco l'antenato comune
Presentato all'American Museum of Natural History: ha 50 milioni di anni e somiglia al lemure del Madagascar.
Uomo e scimmia, ecco l'antenato comune
Presentato all'American Museum of Natural History: ha 50 milioni di anni e somiglia al lemure del Madagascar.
Atmosfera da grandi eventi all’American Museum of Natural History di New York. Philip Gingerich, presidente della Paleontological Society presenta il fossile di un animale che potrebbe essere il progenitore comune delle scimmie e dell’uomo. Accanto a Gingerich, il sindaco Michael Bloomberg e tutti componenti del team di scienziati che hanno lavorato per la scoperta. Tanta solennità è stata organizzata per mostrare un reperto giudicato molto importante nella ricerca delle nostre origini.
Il «completo e spettacolare fossile del possibile antenato», come l’ha definito Gingerich, mostra una giovane femmina di Adapide vissuta 47 milioni di anni fa ed è stato scoperto un paio d’anni fa a Messel Shale Pit, una cava abbandonata vicino a Francoforte. Il luogo tedesco è noto per i suoi ritrovamenti di fossili ben conservati appartenenti all’Eocene (circa 50 milioni di anni fa). Ma questo ha destato subito sorpresa e interesse tanto da essere conservato e studiato segretamente per un così lungo periodo senza far trapelare notizia.
Gli antropologi si chiedono da tempo da quale dei due gruppi di proscimmie esistenti circa 50 milioni di anni fa, i tarsidi che vivevano in Asia e gli adapidi presenti nell’America settentrionale e in Europa allora unite, l’evoluzione abbia poi portato verso l’uomo. Ora le caratteristiche del reperto tedesco farebbero pensare che proprio gli Adapidi, ritenuti anche i precursori degli attuali lemuri del Madagascar, siano gli «antenati giusti» o almeno più probabili. Negli ultimi due anni il prezioso fossile è stato analizzato da numerosi scienziati, incluso Jorn Hurun del National History Museum norvegese, facendo ricorso alla tomografia computerizzata la quale ha consentito di sezionare lo scheletro pietrificato cogliendone i dettagli più minuti.
Uno degli aspetti a favore delle conclusioni pubblicate su Public Library of Science, una rivista online, è la mancanza dei denti a pettine. «L’epoca di appartenenza, la regione del ritrovamento e la presenza di qualche carattere evolutivo diverso dalle proscimmie mi sembrano gli elementi di maggiore interesse », commenta Fiorenzo Facchini, antropologo dell’Università di Bologna. «E’ infatti possibile — aggiunge — che questi particolari elementi si ritrovino specializzati, molto tempo dopo, in linee evolutive diverse. Bisogna comunque tener conto che passeranno milioni di anni per vedere tra le scimmie i progenitori degli ominidi come il Proconsul o il Kenyapiteco. Infatti la separazione fra le antropomorfe e quella degli ominidi è avvenuta soltanto 6 milioni di anni fa».
Il «completo e spettacolare fossile del possibile antenato», come l’ha definito Gingerich, mostra una giovane femmina di Adapide vissuta 47 milioni di anni fa ed è stato scoperto un paio d’anni fa a Messel Shale Pit, una cava abbandonata vicino a Francoforte. Il luogo tedesco è noto per i suoi ritrovamenti di fossili ben conservati appartenenti all’Eocene (circa 50 milioni di anni fa). Ma questo ha destato subito sorpresa e interesse tanto da essere conservato e studiato segretamente per un così lungo periodo senza far trapelare notizia.
Gli antropologi si chiedono da tempo da quale dei due gruppi di proscimmie esistenti circa 50 milioni di anni fa, i tarsidi che vivevano in Asia e gli adapidi presenti nell’America settentrionale e in Europa allora unite, l’evoluzione abbia poi portato verso l’uomo. Ora le caratteristiche del reperto tedesco farebbero pensare che proprio gli Adapidi, ritenuti anche i precursori degli attuali lemuri del Madagascar, siano gli «antenati giusti» o almeno più probabili. Negli ultimi due anni il prezioso fossile è stato analizzato da numerosi scienziati, incluso Jorn Hurun del National History Museum norvegese, facendo ricorso alla tomografia computerizzata la quale ha consentito di sezionare lo scheletro pietrificato cogliendone i dettagli più minuti.
Uno degli aspetti a favore delle conclusioni pubblicate su Public Library of Science, una rivista online, è la mancanza dei denti a pettine. «L’epoca di appartenenza, la regione del ritrovamento e la presenza di qualche carattere evolutivo diverso dalle proscimmie mi sembrano gli elementi di maggiore interesse », commenta Fiorenzo Facchini, antropologo dell’Università di Bologna. «E’ infatti possibile — aggiunge — che questi particolari elementi si ritrovino specializzati, molto tempo dopo, in linee evolutive diverse. Bisogna comunque tener conto che passeranno milioni di anni per vedere tra le scimmie i progenitori degli ominidi come il Proconsul o il Kenyapiteco. Infatti la separazione fra le antropomorfe e quella degli ominidi è avvenuta soltanto 6 milioni di anni fa».
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