Password... d'amoreE’ sindrome della “chiave segreta”L’amore nasce in chat-line, la coppia si incontra su Facebook e il tradimento è sempre più virtuale. In epoca di amori cibernetici, la password è il nuovo simbolo del segreto del cuore, da condividere solo con l’amato bene. Si potrebbe dire: “Se mi ami dammi la tua password”, come se il pin fosse la chiave d’accesso al cuore dell’altro e al suo mondo segreto.Si può dire che la prova d'amore del terzo millennio passa attraverso il codice di accesso: del resto, che cosa c’è di più intimo e riservato della propria casella di posta elettronica, o della rubrica e dell’archivio SMS del cellulare? Si tratta in un certo senso, della versione elettronica del diario segreto e della corrispondenza intima che ci si scambiava nei decenni passati, quando passioni e confidenze erano affidati a carta e inchiostro. La condivisione della password a questo universo intimo è, oggi, il simbolo della massima confidenza. Ma che cosa si nasconde dietro la richiesta di conoscere il codice di accesso?
Spiega la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell'Eurodap (Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico) e direttore dell'Uiap (Unità italiana per gli attacchi di panico): è una forma di “ansia da controllo”, e l’ossessione ansiosa “di una società che non si sente protetta”.Insomma, la “pin-possesso-mania” ovvero la smania di conoscere la password altrui, in parte è colpa della tecnologia. "Mentre prima gli spazi in cui qualcuno sfuggiva al mio controllo erano inferiori, oggi il mondo tecnologico sta costruendo una vita alternativa, fatta di contatti e di scambi che possono stimolare 'ansia di controllo' perché non li conosco, in un certo senso ne sono escluso", spiega la Vinciguerra. Il che significa: "Voglio entrare nella tua realtà parallela, e per questo ti chiedo la password".Secondo la psicoterapeuta, “il bisogno di controllare nasce dalla problematica profonda dell'essere umano che va al di là della coppia e ha a che fare con la precarietà della vita". Ad esempio, non si ha paura di attraversare la strada, ma la si prova quando si vola in aeroplano, perché nel primo caso siamo noi a camminare, guardare e controllare, mentre con l'aereo ci si affida e si perde il controllo: per questo siamo assaliti dall'ansia. La stessa dinamica si trasferisce alla coppia: avere la password significa disporre di un sistema che ci permette di controllare la vita dell'altro.
"Il fatto di dare la password non è negativo di per sé, ma lo diventa se la ragione per cui lo si fa è sbagliata", risponde la psicoterapeuta. "Se lo faccio perché nel nostro rapporto l'apertura è totale, è uno scambio normale. Se viene fatto per paura, o per poi chiederti la tua e quindi controllarti, ci sono problemi patologici". Il “maniaco del pin” risponde a un profilo ben preciso. “Di solito si tratta di una persona meticolosa, molto organizzata, che argomenta in modo ossessivo, non è aperta alle novità e alle cose improvvise", prosegue la psicoterapeuta. Chi è affetto da questa sindrome nella relazione amorosa "si irrigidisce, perchè chi controlla non si lascia andare. E l'essere umano ha bisogno di abbandono per produrre energia".Secondo il sociologo Sabino Acquaviva la “pin-possesso-mania” è un'ossessione inutile. "Non c'è niente di nuovo. Il desiderio di sapere è il prodotto della gelosia, malattia eterna. Prima bastava l'analisi sottile di uno sguardo, il controllo della gestualità, oggi con la tecnologia c'è la password", In più, possedere la password dell0’amato bene non serve a nulla. Perché "se uno ha qualcosa da nascondere, ha tutti gli strumenti per farlo. La privacy del più furbo e' comunque sempre garantita”. Ma conoscere il pin del partner ci apre veramente al suo mondo? No, secondo il pensiero di tanti. E’ solo il cuore che può amare, abbandonare, o anche solo tradire. E per entrare lì, l’unica password è ancora quello del sentimento.
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